Cibo e emozioni

Nel mese di Febbraio dedichiamo la rubrica Teen Nutritional Help alla complessa relazione tra cibo ed emozioni.

In particolare ci soffermiamo sulla diffusa abitudine di mangiare per gestire o evitare le emozioni negative e su come questa “strategia” disfunzionale può facilmente essere appresa dai nostri figli e rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari.

Lo sostiene anche una recente indagine pubblicata dalla rivista Pediatric Obesity, citata in un articolo del Sole 24 ore, che qui condividiamo.

“Secondo gli esperti, l’abitudine di mangiare troppo o troppo poco a seconda delle emozioni sperimentate…sarebbe appresa fin dalla tenera età.”

Già nelle prime fasi di vita infatti, è importante che il caregiver riconosca le diverse richieste del bambino per rispondere ad esse in modo appropriato, ad esempio offrendo latte se il bisogno è fisiologico oppure offrendo conforto se il bisogno è emotivo. Tuttavia è frequente che alle richieste del bambino l’adulto utilizzi in modo indifferenziato il cibo come sedativo o fonte di gratificazione.

Se si impara precocemente questa associazione è facile pensare che il biberon o il biscotto siano la “cura” per tutto ciò che è spiacevole, credenza che può mantenersi anche nella vita adulta.

Nel difficile compito di educare i nostri figli ci ritroviamo spesso a metterci in discussione e in questa dolorosa analisi è frequente riconoscere anche in noi le stesse strategie e circoli viziosi che talvolta vediamo nei bambini quando crescono. A molti adulti capita di sentire la necessità di interrompere velocemente il nervosismo o le richieste del bambino perchè fonte di stress, perché inducono nel genitore ansia o senso di inadeguatezza.

Nel lavoro clinico spesso incontriamo persone che riferiscono di avere da sempre un rapporto conflittuale col cibo.  In parte rappresenta una fonte di appagamento e gratificazione nei momenti di sconforto; ma un’attrazione a cui sembra di non poter resistere causa allo stesso tempo  sensazioni ed emozioni negative di pienezza, disagio e sensi di colpa.

E’ fondamentale invece riconoscere le emozioni come reazioni naturali a cui sarebbe giusto concedere spazio senza sedarle frettolosamente. In questo modo noi adulti possiamo imparare strategie più sane per gestire le esperienze spiacevoli e saremo in grado di insegnarlo anche ai nostri figli.

Come suggerisce la dr.ssa Clare H. Llewellyn, coordinatrice dello studio:

“sarebbe consigliabile che i genitori non utilizzassero il cibo per cercare di calmare il bambino quando è arrabbiato, ma usassero strategie più positive. Dipende dall’età dei bambini, ma potrebbe bastare sedersi e parlare con loro apertamente di come si sentono e, se i bimbi sono piccoli, far loro un po’ di coccole”.

Roberta Fiscaletti

Fonte: Il mangiare come risposta allo stress emotivo si impara da bambini

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