Genitori, basi sicure in emergenza

Condividiamo oggi con la rubrica Teen Nutritional Help di maggio un articolo molto interessante. L’autrice riporta delle riflessioni su un seminario di Kathy Steel, nota psicoterapeuta che fornisce dei consigli per gli operatori della salute mentale in questo momento di emergenza.

Prendiamo in prestito alcuni punti per riadattarli ai genitori, che si ritrovano ad essere ancor più necessari come solido porto sicuro per i ragazzi in questo periodo di difficoltà.

Leggendo questo articolo che mi sosteneva come terapeuta nella difficoltà di essere d’aiuto ad altri quando sono io stessa all’interno di un trauma collettivo, mi sono accorta che quanto leggevo poteva essermi utile non solo con i pazienti, ma anche con i miei figli.

Perché un genitore in “lockdown” è esposto alle proprie paure, alle proprie difficoltà di gestione, economiche ed emotive, ed ha anche il ruolo di fornire una base sicura per i propri figli. Ma come facciamo ad essere una base sicura se siamo noi stessi in emergenza?

Lungi dal volersi sostituire ad un eventuale aiuto professionale, necessario di fronte ad una sintomatologia persistente, quello che vorremmo offrire è una base di fattori protettivi e di strategie psicoeducative che un genitore può adottare nella comunicazione emotiva in famiglia.

La strategia evitante del “non è successo niente”, “non c’è nulla di cui preoccuparsi” è ormai riconosciuta come inefficace dinanzi alla preoccupazione di qualcuno che crede in noi.

Allo stesso modo, mostrarci disarmati e in preda a un’ansia intollerabile rischia di far percepire ai nostri figli l’impossibilità di contare su di noi in alcun modo.

La sana via di mezzo sta nel riconoscimento e nella condivisione dei nostri sentimenti, e contemporaneamente nel cercare e fornire delle strategie per convivere con tali emozioni negative (senza minimizzarle né esagerarle).

Come fare? suggeriamo di far tesoro degli esempi riportati nell’articolo sulle frasi da dire e da non dire.

L’autrice suggerisce di “Focalizzarci sul processo piuttosto che sul contenuto: ad esempio: “Condivido i tuoi sentimenti di tristezza e paura, è qualcosa che tutti stiamo vivendo.” e NON “Sto facendo anche io fatica e funziono a mala pena, perché sono molto ansiosa/o.” oppure: “E’ difficile essere presenti come vorremmo in questo momento. Che effetto ti fa stare qui con me sapendo che entrambi stiamo facendo del nostro meglio, anche se non è il 100%?” e NON “Non posso essere davvero presente con te in questo momento!”

I ragazzi, però, hanno diversi modi per esprimere il loro disagio, può essere un eventuale sintomo alimentare di sovra o sotto-alimentazione, ma possono altresì manifestare rabbia, chiusura, comportamenti regressivi o, al contrario, di iper adultizzazione.

Il compito del genitore è quello di mettere in parole questo disagio e costituire un gradino sul quale appoggiarsi per andare avanti con consapevolezza.

Ciò è possibile solo se come adulti (non necessariamente terapeuti!) abbiamo avviato anche noi un percorso di lettura del nostro mondo interiore e siamo diventati capaci di rispettare le nostre emozioni, anche quelle negative, prima ancora di poter accogliere quelle dei figli. Ecco alcuni consigli in questo periodo di incertezze e paure: “non trascorrere troppo tempo a fare previsioni sul futuro, perchè il futuro potrebbe essere catastrofico, nè trascorrere troppo tempo a idealizzare il passato che avevamo prima della pandemia. L’obiettivo è coltivare una speranza realistica, nel senso di una speranza che sia profondamente ancorata al presente.

Non è importante quello che ti succede, ma come rispondi a quello che ti succede

Come suggerisce la Steele, possiamo passare da un’esperienza di “Embedded Suffering, che risulta bloccata nell’intensità del dolore del passato, ad una modalità di Embodied Self, in cui cioè la sofferenza viene percepita e incarnata nel corpo, nel presente e nel qui ed ora: la sofferenza incarnata permette di sentire il dolore restando contemporaneamente consapevoli delle proprie emozioni, pensieri e sensazioni, anche talora sgradevoli, che questo comporta, ma da una prospettiva presente e con le risorse disponibili nel presente. La sfida qui è cercare di restare profondamente ancorati al presente, anche quando il presente è difficile.”

Questo atteggiamento permette ai ragazzi di sviluppare un atteggiamento costruttivo di fronte alle avversità della vita, che si promuove proprio con il riconoscere e validare le emozioni negative e non in assenza di esse, minimizzandole o esagerandole.

Elisabetta Costantino

Nutrimente Onlus vuol restare accanto ai genitori anche attraverso i suoi gruppi supportivi di AutoMutuoAiuto Spazio ai Genitori che in questo momento sono online e si incontrano tutti i giovedì dalle 18.30 alle 20.00. L’accesso è semplice e aperto a tutti. Per informazioni su come partecipare basta scrivere a:   spaziogenitori-gruppoama@nutrimente.org 

Fonte: Essere terapeuti al tempo del Coronavirus: le riflessioni di Kathy Steele

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