To the Bone: il nostro commento e una guida alla visione

Venerdì 14 luglio è uscito sulla piattaforma di Netflix la produzione originale “To the Bone”. Il film costituisce l’esordio della regista Marti Noxon. Ispirandosi alla propria vita la Noxon racconta la storia di Ellen (Lily Collins), una ragazza anoressica e dell’incontro con un medico che cura i disturbi alimentari con un metodo poco ortodosso (Keanu Reeves).

I disturbi alimentari sono un mondo complesso, come patologia richiede tanti interlocutori e il coinvolgimento di tutta la famiglia. È spesso molto difficile per i genitori, amici, fratelli o sorelle e per chi sta accanto ad una persona che soffre riconoscere la patologia e capire come poter essere di aiuto. Il percorso, dal momento in cui si riconosce la problematica e si  comprende come muoversi, è spesso molto lungo e faticoso, così come l’intraprendere il percorso di cura più idoneo per tutti.

Riteniamo che il film sia utile perché sottolinea proprio il percorso di maturazione che la protagonista compie nell’arrivare alla consapevolezza del volersi curare e non in modo semplice, ma attraverso dubbi, sofferenza, sufficienza e ostilità.   

In questo caso il  film può essere considerato, con un’equa lettura, uno degli strumenti di divulgazione, di conoscenza, comprensione e anche di discussione sul tema complesso e su alcune delle sue sfaccettature.

Cosa possiamo cercare nella narrazione del film, che possa aiutarci a conoscere, comprendere e avvicinarci a chi soffre di un disturbo alimentare o a chi vive accanto loro:

  1. La ricerca della cura: la narrazione affronta i passi che la protagonista affetta da Anoressia,  Ellen interpretata dall’attrice Lily Collins, compie nella ricerca di un percorso di cura. Ad esempio, emergono  il meccanismo di sfida e il tema della colpa, la diffidenza verso i medici e i compagni di clinica e l’importanza di avere la consapevolezza della malattia per curarsi. 
  2. La  ricerca della  struttura adeguata: i disturbi alimentari sono una malattia complessa e dalla nostra esperienza può capitare che chi è affetto da queste patologie giri alla ricerca della cura attraverso varie strutture, ambulatori e dottori… Questo può dipendere dalla bassa motivazione alla cura, ovvero la persona che soffre di disturbo alimentare, non sempre è pronta ad intraprendere un percorso e questo facilita l’abbandono del percorso di cura. Come mostrato anche nel film, le famiglie, non sapendo come muoversi, tendono a colludere nel lasciare un luogo di cura per cercarne un altro. È bene sottolineare che il giro delle strutture  può allungare il percorso di guarigione e può portare alla cronicizzazione del disturbo.
  3. La famiglia: viene presentata allo spettatore una famiglia complessa con tante figure, tanti ruoli e diversi livelli di coinvolgimento all’interno del percorso di cura. Si percepisce la volontà di tutti i  componenti, eccetto del padre, di ricercare aiuto ognuno a proprio modo.
  4. La cura:  la parte medica che emerge come un susseguirsi di visite e controlli (le visite per il peso, l’incontro familiare) è realistica. La parte psicologica viene mostrata meno, ma si vede come lo psichiatra faccia emergere il problema di costruzione dell’identità di Ellen; un aspetto che si può riscontrare nei disturbi alimentari.
  5. La diffidenza: il distacco a livello relazionale e l’atteggiamento ostile di Ellen all’inizio del film sono caratteristici di alcune fasi della patologia. Per questo l’inserimento in una comunità può avere un effetto benefico a livello sociale di riavvicinamento alle persone e di contatto emotivo con altri, come mostra chiaramente il film.
  6. L’insight: nella parte finale Ellen prende la decisione di attuare il cambiamento. Arrivare alla consapevolezza di voler cambiare è permesso dalla maturazione emotiva della protagonista ed è un momento importante e significativo nella storia di ogni persona che soffre di questi disturbi.
  7. Caratteristiche dell’Anoressia: viene sottolineato come nell’Anoressia, ma vale per tutti i disturbi del comportamento alimentare, non ci sia un’unica causa scatenante. Sono disturbi con un’origine multifattoriale: genetiche, esperenziali, caratteriali, culturali…  Questi disturbi sono trasversali alle classi sociali e alle diverse etnie, in To The Bone questi aspetti sono presenti e anche la presenza di ragazzo è una rappresentazione molto attuale. Da apprezzare anche il fatto che non  viene posto eccessivamente l’accento sulla ricerca della “magrezza come bellezza”, ma ad avere un risalto maggiore è la sofferenza delle ragazze.
  8. La guarigione : il film trasmette un messaggio positivo sul significato della guarigione: è un percorso lento, fatto di alti e bassi, di miglioramenti e passi indietro, ma inizia sempre dal raggiungimento di una consapevolezza ottenuta attraverso molti dubbi e molta sofferenza.A cosa dobbiamo stare attenti guardando il film
  1. La cura : non viene mostrata in modo approfondito, ma solo attraverso interventi sul versante motivazionale. Il rischio è che il messaggio sia quello che la malattia corrisponda una questione di volontà o meglio di mancanza di questa. 
  2. La famiglia: il coinvolgimento familiare è stato mostrato in minima parte. Sarebbe stato interessante approfondirlo, per come noi lavoriamo, il coinvolgimento familiare nel percorso è una parte fondamentale.
  3. La comunità riabilitativa: il modo di vivere la comunità, i pasti liberi, l’omertà tra gli ospiti è diverso dall’approccio di terapia all’interno delle cliniche che noi conosciamo, quindi ci asteniamo da un giudizio su questo punto. La nostra esperienza ci insegna, invece, che i pasti sono supervisionati e decisi dalla struttura, ogni persona ha un suo piano alimentare, gli ospiti sono tenuti a dire se vedono qualcosa non in linea con il programma. È veritiero l’aspetto di raggiungimento dei vantaggi grazie all’adesione al piano terapeutico.
  4. L’insight: nonostante  sia molto bello come viene rappresentato l’insight di Hellen alla fine del film, non è sempre necessario toccare il fondo per decidere di farsi curare.

Condividiamo la preoccupazione rispetto al rischio di emulazione, ci sono effettivamente delle scene durante il film che contengono con molta probabilità immagini angoscianti o provocanti per persone che hanno sofferto di disturbi alimentari, ma, come emerge anche dal film, oggi non c’è controllo sulla rete e in particolare sui social network e qualsiasi informazione può essere reperita facilmente. Con le giuste cautele, pensiamo che il film abbia tanti spunti interessanti e sia in grado di porre l’attenzione su problemi importanti come quello dei disturbi alimentari.
To The Bone
trasmette un messaggio positivo: arrivare alla cura è  un percorso doloroso e interiore, un punto cruciale per tutte le persone che soffrono di DCA.

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