Dca 3.0: I blog pro-Ana sono ancora attivi

 Il caso di Ivrea e della blogger pro-Ana

Quindicenne seguiva le indicazioni alimentari di digiuno suggerite da una ragazza di 19 anni che gestiva un blog “pro-Ana”.

La rubrica del Teen Nutritional Help di oggi riprende, purtroppo, quanto già descritto nell’articolo precedente in merito ai siti ed ai blog pro-Ana.

Questo episodio  conferma la pericolosità  dell’influenza di questi siti, spesso gestiti da ragazze anoressiche. I blog pro-Ana possono rappresentare, per soggetti vulnerabili, un supporto emotivo e psicologico, per loro importante.

Questa è la storia di una ragazza che, a causa di una soluzione veloce, in un momento di difficoltà si è rivolta al di fuori della famiglia, degli amici, della scuola per trovare  che però l’ha fatta cadere nel disturbo alimentare.

 Sempre più spesso è così.

In situazioni di difficoltà emotive forti come bullismo, o come i primi rifiuti nelle relazioni o  “fallimenti” scolastici capita di cercare la soluzione nel corpo e nel controllo del peso. Questo meccanismo viene involontariamente sostenuto dai media che passano messaggio “magrezza come perfezione o successo” e nel momento di vulnerabilità perseguire questo obiettivo sembra la soluzione.

Ma non sono solo i media.

In aggiunta a questo si unisce internet, la rete, i social, whatsapp… tutto questo mondo che viene tenuto “segreto”’ai genitori ma dove i ragazzini si rivolgono per cercare delle risposte al loro “Senso di inadeguatezza” o nel momento in cui sentono tremare le gambe in fase di crescita come fosse l’unico contenitore autorevole di risposte.

In tutta questa vicenda però una nota di merito non indifferente in questo caso va assegnata alla madre, la quale accortasi della perdita di peso costante e anomala della figlia e del suo rifiuto per il cibo, si è subito attivata ed ha cosi scoperto l’esistenza del blog frequentato dalla figlia sporgendo denuncia con conseguente chiusura dello stesso blog e con la denuncia dell’amministratrice.

I genitori quindi devono supervisionare i loro figli per quanto possibile. E devono stare attenti ai primi segnali di instaurarsi di una situazione problematica.

Per questo è necessaria la prevenzione, è necessario coinvolgere scuole, genitori e figli perché tutti sappiano riconoscere i campanelli d’allarme, è necessario parlare di questi problemi.

È inoltre indispensabile che si offrano nella rete servizi alternativi a questi, ovvero siti autorevoli che aiutino  i ragazzi a leggere il proprio disagio,  a chiedere aiuto, o profili social che propongano alternative, che svelino i disagi e mostrino come uscirne e che guarire si può.

Purtroppo ad oggi non esiste una legge specifica in materia; vi è la proposta di estendere l’articolo 580 C.P. con l’introduzione del 580/bis che prevede “Istigazione a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia, la bulimia o altri disturbi del comportamento alimentare”.

Tale proposta è però ferma sia alla Camera che al Senato.

Senza una legge che protegga i giovani bisogna utilizzare tutte le risorse che il territorio offre quindi i servizi sanitari, le scuole, le associazioni…Questi episodi non devono passare inosservati alla cronaca, la prevenzione in questi casi parte anche dal web.

A questo LINK l’articolo del Fatto Quotidiano che riporta la notizia

 

Nicola Sonzogni e Elena Tugnoli

 

 

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