Nel mese di ottobre, la rubrica di Teen Nutritional Help si propone di rispondere ad alcune delle domande che arrivano dai genitori, attraverso un recente articolo che condividiamo.
I punti analizzati pongono l’accento su aspetti molto cari a noi del Teen, invitando le famiglie a comprendere la complessità di un sintomo legato all’alimentazione e a provare a leggerne i segnali comunicativi. Tutto questo senza dimenticare il monitoraggio nutrizionale.
“Alcuni fraintendono il curare chi ad esempio soffre di anoressia con il farlo mangiare: al contrario non bisogna impuntarsi su quanto questa persona mangia, ma su come questa persona sta vivendo e su quali sono i suoi sentimenti.”
I disturbi alimentari sono fra i disturbi psichici più pericolosi per la vita dei pazienti: è comprensibile che un genitore punti prima di tutto al “recupero fisico” del proprio figlio. Noi psicologi, medici, dietisti, internisti e psichiatri di Nutrimente Onlus, siamo d’accordo, anche in linea con le linee guida ministeriali, a non privilegiare l’aspetto fisico o nutrizionale a scapito di quello psichico, ma a questo fine invitiamo le famiglie caldamente a preferire le equipe multidisciplinari e i centri specializzati in cui i diversi aspetti da cui è composto un disturbo alimentare siano al primo posto.
I disturbi alimentari, inoltre, non sono sempre visibili per sottopeso o sovrappeso : in alcuni di essi la persona resta normopeso, ma possiamo individuare un disagio nel modo in cui si approccia al cibo o allo specchio. E’ comprensibile quanto possa complicarsi per un genitore la comunicazione con il proprio figlio con l’arrivo del periodo dell’adolescenza, ed è frequente che una difficoltà profonda sia “spostata” su insoddisfazione del proprio corpo, ritiro sociale o alimentazione disordinata, eccessiva o ridotta.
Per questo motivo è fondamentale che la famiglia di un soggetto che vive un disagio nel confronti del cibo, anche se solo agli esordi, non sottovaluti tutti i comportamenti sopra citati e favorisca una comunicazione più ampia dei propri sentimenti, senza sminuire le difficoltà dei ragazzi o esagerarle, ma prendendone atto con un atteggiamento di accoglienza, soprattutto fornendo ai ragazzi una base sicura a cui appoggiarsi.
“Se siete i genitori di adolescenti con un disturbo alimentare, potreste esserne coinvolti. Affidatevi nel caso ad un’équipe magari dello stesso team del dottore che ha in cura i vostri figli, preferibilmente non allo stesso medico. Imparate a dare una spiegazione ai vostri figli della vostra parte emotiva e al tempo stesso rivivetela, per capire come questa ha pesato su chi soffre. Questo è allo scopo di trovare una giusta distanza dai vostri figli: né una troppo vicina e malata e nemmeno una troppo lontana e indifferente”.
Elisabetta Costantino
Fonte originale: “Come comportarsi con chi soffre di un disturbo alimentare” comparso sul giornale online D.it, il 08 Ottobre 2018.