Fame d’amore: I disturbi alimentari raccontati in TV

fame d'amore francesca fialdini

Negli ultimi due anni, a seguito della pandemia, gli accessi ai centri specializzati per disturbi alimentari, sono aumentati tra il 30 e il 50%. Lunedì sera Rai Tre ha mandato in onda la prima puntata del nuovo ciclo di Fame d’amore, la docuserie in cui vengono raccontate storie di ragazzi e famiglie che si trovano a lottare con un Disturbo dell’Alimentazione e della Nutrizione.

Fame d’amore: la voce dei disturbi alimentari in TV


In questa prima puntata della terza edizione le storie in primo piano, in un racconto corale costituito dal paziente, la sua famiglia e l’equipe terapeutica riflettono le diverse declinazioni che un disagio con corpo e cibo possono avere e la necessità della presa in carico multidisciplinare in centri specializzati.

Nel programma si pone l’accento su aspetti come l’insoddisfazione per la propria immagine, la fatica di approcciarsi al cibo come un terribile nemico e la fame emotiva, quella consolazione che solo apparentemente riempie i vuoti.

Altro aspetto messo in luce è il tema ossessivo: “tutto gira intorno a un numero, al peso, e tutto deve scendere per diventare sempre più piccolo”, e il possibile legame con un evento traumatico a seguito del quale non mangiare esprime il “volevo diventare piccola, scomparire”. Tuttavia non è sempre così evidente questo legame e talvolta l’esordio è scatenato da impercettibili dinamiche relazionali che lentamente emergono alla consapevolezza del paziente stesso, attraverso il lavoro in terapia individuale e di gruppo.

Alcuni ragazzi intervistati rivelano, infine, con grande coraggio e accompagnati dalle figure di riferimento, la loro sensazione di inutilità e il peso di una responsabilità che può apparire “sotto controllo” tramite la messa in atto di iperattività ed esercizio fisico eccessivo, producendo una pericolosa associazione fra la presenza del sintomo e la “felicità”.

Disturbi Alimentari: non c’è solo l’Anoressia

Come si evince, non è solo il sottopeso a celare un disturbo, ma anche una persona apparentemente normopeso può presentare un disturbo alimentare, ed infine un sovrappeso non si esaurisce in una questione di volontà o di intervento chirurgico, ma necessita di altrettante cure e attenzioni sia dal punto di vista medico che psicologico.

Questi numerosi elementi emersi ci offrono lo spunto per considerare le diversissime sfaccettature dei Disturbi Alimentari e il profondo dolore che sottendono, la loro gravità ed, ancor più, ci spingono a insistere più che mai sul nostro lavoro di prevenzione con ragazzi, insegnanti, allenatori sportivi e famiglie, e di una cura sempre più specializzata e multidisciplinare. Nella esperienza della presa in carico, infatti, una delle ragazze si dice al sicuro e nutre un primo filo di speranza perché “qualunque cosa succeda c’è qualcuno che ti da una mano”.

Elisabetta Costantino

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