La famiglia: problema o risorsa?

Nella rubrica del Teen Nutritional Help di questo mese condividiamo alcune riflessioni sul ruolo della famiglia nei Disturbi del Comportamento Alimentare a partire da un articolo pubblicato su State of Mind  dal titolo: Fattori di mantenimento interpersonali nei disturbi del comportamento alimentare: il ruolo della famiglia .

 

Stereotipi dannosi e nuove prospettive

Per molti anni e fino a poco tempo fa i genitori sono stati considerati la causa principale e il fattore perpetrante del disturbo alimentare, inducendo spesso a ritenere terapeutico anche l’allontanamento del paziente dalla famiglia stessa. Questo approccio purtroppo ha aggiunto ulteriore sofferenza in contesti dove insieme al paziente anche gli altri membri della famiglia diventano spesso vittime della malattia e delle sue conseguenze “i sintomi variano per forma ed impatto. Ogni parvenza di “normalità” scompare”.

Alla luce di ciò che oggi  sappiamo rispetto all’origine multifattoriale dei DCA (sono infatti coinvolti aspetti famigliari, culturali, psicologici e genetici) la famiglia va invece coinvolta e considerata una risorsa indispensabile nel processo terapeutico, tanto che, come viene sottolineato nell’articolo “il coinvolgimento della famiglia…sembra potenziare il buon esito del trattamento e il mantenimento dei risultati”.

 

Il ruolo della famiglia come risorsa

“La famiglia presenta una duplice potenzialità: se coinvolta e valorizzata può diventare o ritornare ad essere una risorsa estremamente preziosa, se lasciata ai margini può contribuire al mantenimento del disturbo in quanto molto spesso ciò che si fa per tentare di ridurre i sintomi produce l’effetto contrario”

Tra gli errori più frequenti in cui si può cadere c’è quello di credere che il problema alimentare sia una “questione di volonta’”. Questa convinzione induce spesso le persone, a partire dai genitori, ad essere critici, giudicanti, a ricorrere con più frequenza ai rimproveri. Diversi studi dimostrano come un approccio di questo tipo rinforzi invece l’atteggiamento di chiusura, rigidità e una minore collaborazione  e disponibilità anche verso il trattamento. Colpevolizzare in genere deriva più da una scarsa conoscenza del problema e dell’origine di un disturbo alimentare, caratterizzato soprattutto da bassa autostima e sensi di colpa che in queste situazioni vengono ulteriormente rinforzati. 

In molti casi invece sono proprio i genitori a sentirsi in colpa. Anche l’eccessiva colpevolizzazione dei genitori può portare ad un atteggiamento controproducente. Anche se si riconoscono i propri limiti è importante ricordare che i problemi legati al disturbo alimentare sono complessi e le cause sono più di una. Un atteggiamento volto alla ricerca di una soluzione e alla cooperazione sarà certamente più utile per il buon esito di una terapia. “La persona e il disagio che riporta, richiedono una messa in gioco e un adattamento del sistema famigliare in cui vivono” e per questo diventa fondamentale creare un’alleanza tra adulti per fare fronte comune contro la malattia.

 

Coinvolgere i familiari: obiettivo terapeutico

L’obiettivo non è quello di trovare il colpevole ma di attivare le risorse di ogni membro della famiglia per reagire ed affrontare il disturbo alimentare.

Inoltre i genitori possono cogliere più facilmente i primi campanelli d’allarme come un’eccessiva attenzione al cibo, al peso o alle forme del corpo, un’ improvvisa iperattività ma anche  maggiore irritabilità, umore negativo.  Di fronte a queste difficoltà sappiamo che non è semplice aiutare i propri figli che, soprattutto se adolescenti,  possono tendere per natura a chiudersi, a non comunicare. In un ambiente non giudicante parlare in modo diretto delle proprie preoccupazioni e di quello che notiamo dei loro comportamenti, cercando un confronto aperto, può risultare l’atteggiamento migliore per affrontare il problema e incoraggiare i figli ad iniziare un percorso terapeutico prima che i sintomi si cronicizzino, togliendo gradualmente spazio al piacere e alla libertà.

Ricordiamo che i disturbi del comportamento alimentare non sono solo disturbi legati al cibo ma rappresentano una sofferenza più profonda a cui è importante dare spazio.

Gruppi AMA: Spazio ai genitori

E’ proprio sulla famiglia che Nutrimente onlus da sempre concentra gran parte del suo lavoro di prevenzione e di supporto. In particolare attraverso i gruppi AMA (auto mutuo aiuto) dedica uno spazio di accoglienza ed ascolto ai famigliari che affrontano ogni giorno le difficoltà legate ai DCA. Per partecipare ai gruppi basta scrivere una mail a: :   spaziogenitori-gruppoama@nutrimente.org

Roberta Fiscaletti

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